HATHA YOGA


Âsana
Prânâyâma
Kundalinî
Kriyâ Yoga
Hatha Vidyâ
Prâna Vidyâ
Krama Vidyâ


 
Il corpo umano è una macchina meravigliosa, ma è anche la sede di innumerevoli blocchi somatici che lo corrompono, causandone la degenerazione progressiva e un invecchiamento precoce. Perciò risulta fondamentale un sapiente lavoro sul corpo sia per ripristinare la scioltezza articolare e l'allungamento muscolare naturali, che per ritrovare il corretto atteggiamento posturale ed il giusto tono muscolare.

Rigenerarsi per ringiovanire e rinvigorire : Tutto questo è Âsana

Il corpo inconsapevole

Il nostro corpo assume migliaia di atteggiamenti, la maggior parte scorretti e casuali, mai consapevoli e in costante mutamento ed accomodamento, nel tentativo di trovare quella posizione corretta che, mai, riesce a trovare, salvo quando, presi da un'occupazione, perdendo di vista totalmente il corpo, si irrigidisca in un atteggiamento statico, anchilosandosi.

Nella vita ordinaria, risulta pressochè impossibile restare "fermi", presi come si è dal vortice degli eventi e delle vicissitudini del mondo esterno.

Âsana: il corpo è consapevole

Nello Yoga, con gli Âsana ci si ferma in una posizione prestabilita, immobilizzandosi per un tempo variabile, ma comunque considerevole rispetto alle pulsioni spontanee e naturali.

Bloccando le proprie membra , se ne diviene consapevoli e , soprattutto, si diviene padroni dei propri movimenti, che non dipendono più dall'inconscio, ma dal sistema nervoso volontario. E nel far questo. si pongono sotto il proprio controllo spazi psichici sempre più vasti, domando sempre più la mente.

Così bloccati, si ha tempo di scandagliare il proprio sistema muscolare ed articolare, allungando tendini e muscoli irrigiditi, e sciogliendo al massimo ogni articolazione, mentre, si favorisce la circolazione sanguigna nei tessuti muscolari e negli organi interni, rivitalizzando i sistemi osteo-articolare e muscolare.

Infine, l'Âsana (lett. "star seduto") predispone all'assorbimento interiore, alla concentrazione ed alla meditazione, dando un "imprinting"di centratura e di calma al comportamento del soggetto in ogni occasione, anche esterna alla pratica dello Yoga.


 

Si può resistere anche più di un mese senza mangiare, per alcuni giorni senza bere, ma solo pochi minuti senza respirare.

Ne consegue che il respiro è l'alimento essenziale e primario su cui si sostiene la vita. Perciò risulta fondamentale studiare ed approfondire tutti quei meccanismi che stanno alla base della dinamica respiratoria e del controllo dei sistemi nervosi, volontario ed involontario, per superare i limiti fisiologici e raggiungere i più profondi livelli spirituali del nostro essere.

Il respiro: l'unione di mente-corpo

Il respiro esprime lo stato emotivo della persona: un soggetto rilassato presenta un respiro lento e tranquillo, con un'espirazione ampia almeno quanto l'inspirazione, mentre un soggetto agitatoha un respiro corto ed un'espirazione estremamente breve. In una situazione improvvisa, il respiro si sospende, mentre allorchè si è concentrati, l'espiro si allunga considerevolmente ( due, tre volte più dell'inspiro ).

Ogni stato d'animo è connesso al respiro, ogni somatizzazione corporea si esprime attraverso il respiro. Il respiro ci fornisce il nutrimento che ci è più indispensabile per la nostra sopravvivenza: senza mangiare si resiste più di un mese, senza bere qualche giorno, ma senza respirare solo qualche minuto !

Il respiro nutre, vitalizza, ringiovanisce i nostri organi, cervello compreso, per cui è importantissimo respirare correttamente e armonicamente.

Prânâyâma: controllo del soffio vitale

Il Prânâyâma rappresenta lo "stato dell'arte" del respiro e di tutto ciò che è ad esso connesso: energia vitale (Prâna), emozioni, sensazioni, pulsioni, sentimenti.

Controllare e padroneggiare il soffio vitale ( in sanscrito = Prânâyâma ) consente di divenire coscienti del respiro vitale e dei suoi effetti psicosomatici, potenziandone ed indirizzandone gli effetti.

Una buona pratica di Prânâyâma permette al praticante di inviare il Prâna a vitalizzare ogni organo ed apparato, rigenerandoli e facendoli funzionare al meglio, e, nello stesso tempo, gli consente di migliorare la propria condizione psichica ed il proprio stato mentale, predisponendolo alla pratica della concentrazione e della meditazione.


 
Nel nostro corpo, alla base della colonna, dorme arrotolata la Potenza Cosmica ( Shakti ), mantenendo l'uomo soggetto alle Forze della Natura.

Lo Yoga della Potenza va a risvegliare la Shakti, permettendole di risalire la "via regia" lungo la colonna sino a traboccare nel "loto dai mille petali", sulla sommità del cranio.

Una pratica di reintegrazione estremamente potente e segreta che opera con chakra, nâdî, prâna e tutto quanto appartiene alla fisiologia esoterica sottile.

Kundalî Shakti: La Potenza in noi

Dietro l'apparenza fisica si cela un mondo "sottile" intermedio costituito da elementi impalpabili, eppure reali, che presiedono ad ogni nostro atto materiale.

Ogni essere è agito da queste forze che lo relegano in una dimensione peritura e relativa.

Eppure, nell'intimo di ciascuno c'è la certezza di essere destinati a qualcos'altro, ad un altra dimensione che permetta di trascendere la condizione ordinaria.

La fisiologia occulta dello Yoga fornisce un quadro preciso tanto degli elementi che legano a laccio ( pasha ) gli individui ( pashu ) alla loro miserevole condizione, che i mezzi per trascenderla nell'arco della stessa esistenza.

La Potenza insita in ciascuno di noi - che sentiamo urgere dentro, ma che non sappiamo dominare - è Kundalî Shakti, addormentata nel Mûlâdhârâ Chakra (perineo ).

Questa è una forza cosmica, la più potente in natura, che giace allo stato potenziale e latente in ogni essere umano in attesa di essere attivata.

Risvegliare questa potenza è risvegliare tutto il proprio potenziale inferiore, far risalire Kundalî lungo il "canale centrale ", Sushumnâ ( la colonna vertebrale ), è elevarsi con la mente, di chakra in chakra, a dimensioni sempre superiori, sino a raggiungere la trascendenza, trapassando l'ultimo, il settimo, Sahasrâra.

Per raggiungere questo obbiettivo il Kundalinî Yoga va ad operare con gli altri sei chakra, uno dopo l'altro e con le tre nadî principali : Idâ, Pingalâ e Sushumnâ e con il Pranâ, la forza vitale primaria che sorregge la nostra esistenza, il nostro pensiero e il nostro essere.


 

La forma di Yoga più adatta alla nostra epoca, Kali Yuga, è il Kriyâ Yoga, lo Yoga in cui mente e respiro si mettono in sincronia con i " circuiti cosmici ", veicolando l'energia vitale ovunque nel corpo.

Questa pratica agisce in profondità nell'essere purificandolo a livello fisico, pranico e mentale, e predisponendolo al contatto con le Forza Cosmiche in lui celate.

Il Kriyâ è una pratica completa, coinvolgente ed estremamente efficace, che ottiene risultati con sorprendente rapidità.

L'azione che purifica

La nostra mente è naturalmente pura ( Sattva ), lo stesso stato di purezza principiale lo possiedono la nostra energia vitale ( Prâna ) e il nostro corpo.

Coinvolti dall'attività sensoriale e decentrati dal nostro fulcro di purezza, tutti questi elementi si contaminano nelle incertezze della dualità ( Rajas ) e progressivamente si offuscano e si intossicano ( Tamas ).

La nostra mente diventa lenta, torpida, incapace di brillare e di percepire la nostra stessa luminosità interiore, la nostra energia vitale scema e con essa le risposte del nostro sistema immunitario, parimenti il nostro corpo decade, perdendo gran parte delle sue potenzialità.

Il Kriyâ Yoga agisce su questo triplice insieme indissolubile, purificandolo e facendogli ritrovare la condizione primigenia.

Così la mente torna limpida, veloce, efficace e in grado di cogliere appieno l'interiorità, la memoria e la concentrazione si acutizzano, l'energia vitale ritrova la sua condizione originale, l'organismo torna a funzionare alla perfezione, un'energia inaspettata invade le membra e il metabolismo ritrova il suo funzionamento ottimale, e infine il corpo rifiorisce, le membra si sciolgono e rafforzano e gli anni sembrano scorrere a ritroso.

Tutto questo spalanca le porte all'avvento di stati di coscienza superiori, ai quali il praticante attinge con facilità e naturalezza: chakra, nadî e tutti gli elementi della fisiologia sottile vengono ad essere attualizzati, percepiti e utilizzati.

Il risultato si concretizza nella centratura lucidamente percepita sul proprio centro interiore e nelle sempre più frequenti esperienze transpersonali e trascendenti.


 

Lo Hatha Vidyâ Pradîpikâ afferma che l'âsana è tale solo quando comprenda in se anche il prânâyâama e la concentrazione.

Ma gli âsana sono spesso sviliti e semplici esercizi propedeutici alla meditazione, a ginnastica raffinata, ma priva di prospettive elevate.

Lo Hatha Vidyâ riporta gli âsana nella loro prospettiva più corretta, presentandoli come una vera e propria " meditazione corporea ", ancora più profonda e intensa delle classiche meditazioni esclusivamente mentali.

L'immagine mentale del corpo

Tutti crediamo di percepire il nostro corpo e non ci accorgiamo che ne percepiamo solo un'immagine mentale, estremamente ridotta e semplificata e, soprattutto, condizionata da fattori culturali, sociali e comportamentali. Infatti, lo visualizziamo dall'esterno, percependone la buccia. Difficilmente lo sentiamo dall'interno: abbiamo bisogno di specchiarci per sentire chi siamo. E quando lo percepiamo dall'interno, ne sentiamo solo poche zone, estremamente limitate e selezionate: i polpastrelli delle dita, la bocca, la lingua, i genitali e poco più. Quel che sentiamo, poi, è irrimediabilmente condizionato in senso unilaterale: diamo valori positivi e negativi " a priori ", senza preoccuparci di constatare se quanto inconsapevolemnte affermiamo corrisponde al nostro più profondo modo di sentire e alle nostre esigenze fisiche, fisiologiche e psicologiche. Ma il nostro corpo non lo sentiamo, esso ci è estraneo e noi ci limitiamo semplicemente ad utilizzarlo per i fini ed esigenze della nostra mente. Mai siamo in ascolto delle sue esigenze, mai lo assecondiamo, mai ne godiamo la presenza, salvo in caso di malattia, quando ne rimpiangiamo il buon funzionamento ordinario: solo allora ne riconosciamo l'importanza.

L'Hatha Vidyâ e il corpo reale

L'Hata Vidyâ ci mette in contatto con il nostro corpo reale: un mistero che andiamo progressivamente svelando, prendendone possesso, divenendone consapevoli, imparando ad amarlo ed a goderne, scoprendone le virtù e gli stati mentali elevati e profondi che in esso si celano. Impariamo a fonderci con esso, a seguirne l'immensa saggezza che cela in ogni cellula, in ogni organo, in ogni atteggiamento, in ogni funzione, in ogni suo modo d'essere.


 

In tutte le tradizioni la psiche è stata definita come " soffio " ed assimilata al respiro.

Il respiro e la psiche operano in noi in profondità, senza mai affiorare alla coscienza. In un regime di vita innaturale come quello moderno, questi meccanismi psicosomatici si " starano ", creando somatizzazioni e nervosismo.

L'uso consapevole della respirazione consente di acquisire la capacità di dominare e il potere di plasmare la propria psiche, per reintegrarsi e ritrovare una condizione di armonia.

Psiche: primitiva e razionale

Il respiro è controllato tanto dal sistema nervoso involontario che dal sistema nervoso volontario.Quest'ultimo è comunque subordinato al primo, che agisce pressochè indisturbato per la totalità della nostra esistenza. Il sistema nervoso involontario dipende da processi psichici profondi e primitivi, e regola la nostra esistenza secondo processi istintuali, molto simili a quelli di tutto il mondo animale.Dal momento che il respiro influenza profondamente il nostro stato emotivo, ad ogni fase respiratoria ci ritroviamo ad espriemre un'istintualità animalesca che mal si adatta con il nostro sistema psichico razionale, con il quale entra in conflitto. Questo genera delle distonie interne, che si traducono in tensioni psichiche e psicosomatiche, ed in una generale mancanza di armonia, che ingenera insoddisfazione, nervosismo, stress, inadattabilità tanto all'ambiente naturale che all'ambiente sociale in cui viviamo.

Prânavidyâ

Con il Prânavidyâ si opera per bypassare questa dicotomia psichica, portando consapevolezza ( Vidyâ ) al respiro spontaneo del sistema involontario, in modo da fondere progressivamente la nostre psiche razionale alla psiche primitiva, senza che l'una prevalga sull'altra, ma lasciando che entrambe si armonizzino, per ritrovare una perfetta unità interiore. Nulla deve avvenire con sforzo, nulla deve essere modificato, ma ci si deve porre in ascoltodi quel che accade. Osservare il respiro senza modificarlo, osservare l'apparato respiratorio nell'atto di respirare osservare le diverse funzioni mentre si respira, osservare il corpo permeato dallo spirito, osservare come il respiro plasma il corpo, rendendolo più lieve del respiro: questa è la vera arte del Prânavidyâ.


 

Le sequenze sono considerate come un insieme di âsana inseparati, ben accorpati fra loro, ciascuno dei quali si realizza all'interno di uno spazio temporale indipendente, Ma, all'interno di questi piccoli spazi, la concentrazione mentale non ha modo né tempo di approfondirsi.

Il Krama Vidyâ fonde e fa fluire una posizione nell'altra, realizzando una ininterrotta continuità meditativa che, protraendosi per tutta la durata della sequenza, consente di attingere ai più elevati stati di coscienza.

Meditazione o Hatha Yoga ?

Chi medita per un'ora accede progressivamente a stati di coscienza sempre più profondi: poco alla volta si schiudono al praticante possibilità interiori che solo un lasso di tempo ragionevolmente lungo consente. Chi, invece, pratica una sequenza di Hatha-Yoga per il doppio del tempo, si introietta molte volte per pochi minuti: non fa in tempo a concentrarsi nella posizione che già è ora di passare alla successiva. Alla fine della sequenza, la somma del tempo di interiorizzazione sarà sempre di un'ora, ma lo stato di coscienza raggiunto sarà molto più basso, perchè quell'ora è solo un insieme di piccole concentrazioni da pochi minuti ciascuna e non una lunga concentrazione che consente di raggiungere la vera profondità. Una pratica di questo genere farà certamente bene al fisico, ma non altrettanto alla mente, che permarrà nella condizione ordinaria, molto distante dalle potenzialità " Yogiche ".

La consapevolezza progressiva

L'arte del Kramavidya ( lett. " consapevolezza progressiva " ) pone rimedio a tutto ciò, equiparando la pratica dello Hatha-Yoga alla meditazione. In luogo di abbandonare l'interiorizzazione alla fine della prima posizione, l'allievo " scivola via " dall'âsana, rimanendo assorbito in sé, anzi aumentando il proprio grado di concentrazione. Nella fase neutra che precede la nuova posizione, egli assorbe ulteriormente, e ancor di più nell'entrare nella nuova forma, e così via, in un crescendo meditativo che nulla ha da invidiare alle tecniche di concentrazione puramente mentali. Naturalmente non è facile giungere a questo risultato, ed è necessario comporre adeguatamente il susseguirsi degli âsana, per realizzare una sequenza misurata, raffinata e perfettamente equilibrata.